Il Prof. Nuccio Mula 

(Docente universitario di Fenomenologia dell’Immagine, Fenomenologia delle Arti Contemporanee, Teoria della Percezione e Psicologia della Forma,Componente dell’Associazione Internazionale Critici d’Arte)


                                                            ha scitto:                                                         



Mimetismi su textures solo intenzionalmente ed apparentemente decorative “strictu sensu”, ambienti urbani nei quali signoreggiano o vagolano teorie di compresenze dimensionali, compressioni di vortici ad esplicitare scaturigini di figurazioni o di simbologie, immanenze di elementi  per intese di dialoghi arcani, naturalismi campestri o marini in affinità di evocazioni multiple, divergenze di  contemplazioni assemblate su equilibri di armonie concettuali e visuali, scenari di solenni silenzi a celebrare rituali di omogeneità cromatiche e di rimandi, evangeliari di rovelli e consapevolezze, fulgori e tenebre di ectoplasmi per collanti 

nel segno dell’amarezza e / o dell’ironia, moltiplicazioni di affinità elettive dell’estro, elevazioni a potenza dell’intuire e dell’esprimere, impietose lacerazioni di quinte e d’ogni mendace velario del visibile, rosari sequenziali del trasfigurare, metamorfosi dell’inquieto / inquietante intravedere, sapienti concatenazioni musive di dedali e intrecci a celare ma anche a decriptare qualsivoglia criptata stratificazione pulsante dentro ed oltre l’illusoria evidenza del percepire, del catturare e dell’ostentare, configurazioni di adunate incombenti su sintonie / sincronie additate in geniale allertare: questo, in estrema sintesi, il “theatrum” intuitivo e creativo di Tranca il quale, attraverso irrefrenabili eclettismi di solidità referenziali e di rilevante, complessivo e comprensivo spessore tecnico, ci si appalesa in tutta la sua dimensione e possanza del suo costante “work in progress” di deuteroscopico reziario perennemente a caccia d’ogni universo dell’esprimibile e dell’ancora inespresso. 

                                                                

LA  DOTT.SSA   LUCIA  MOSCA

( CRITICO D’ARTE) 

                                                                   ha scritto: 

 

Giovanni Giungi è energia allo stato puro. La sprigiona dalla testa, prima che dalle mani. E' impossibile restare indifferente davanti ai suoi dipinti: evocano scenari ancestrali, ineffabili costringono a farsi domande, a scavare nell'inconscio, ad abbandonarsi alla curiosità di decodificare sensazioni, impressioni.

Colori come reminiscenze di un passato onirico universale, figure inquiete e tormentate, dilaniate dal dolore della nascita ma che al tempo stesso sprigionano l' incontenibile energia positiva della materia primordiale.

Tutto questo è nelle opere di Giovanni Giungi, pittore marchigiano contemporaneo i cui fiori, i cui paesaggi rappresentano le tre anime dell'artista: romantica, curiosa e inquieta, passionale e travolgente. I soggetti così rappresentati sembrano plasmati dal fuoco, che diventa così genio creatore, generando una incessante metamorfosi di identità e forme. Il contatto con gli elementi naturali è assolutamente vitale. Artista, pioniere, sperimentatore, le sfide non lo spaventano. Semmai lo spingono a raggiungere traguardi sempre più arditi e ambiziosi. Giovanni Giungi è surrealista, visionario, materico, divora concetti e tecniche in un'insaziabile brama di conoscenza e sperimentazione.

Paesaggi indefiniti, lontani, quasi evanescenti nel ricordo e nella consistenza si alternano a dirompenti emanazioni di energia allo stato puro, scaturita dalla deflagrazione della materia quasi in un novello Big Bang e a fiori, i fiori di Giovanni Giungi, meravigliosi, inquietanti, romantici, provocatori: quello che all'apparenza sembra un fiore può celare altro, serbare pericoli, porci di fronte a enigmi come una sfinge che si materializza al bivio, lasciandoci liberi di scegli ere in quale direzione andare.

Irruento, provocatore e sempre pronto alla burla, Giungi è eclettico, onnivoro, vulcanico, ma anche incline alla riflessione e a indagare, indugiando, su se stesso e sull'umanità che lo circonda.
E' positivo, dinamico, infonde fiducia. La sua stretta di mano ed il suo sguardo, che vanno diritti al cuore, inducono naturalmente ad approcciarsi in maniera confidenziale con l'uomo e l'artista, aprendogli cuore ed anima; i suoi lavori colpiscono per la capacità di evocare, trascinando l'osservatore in una dimensione fatta di oblio e di incantato stupore, ogni volta come fosse la prima, le atmosfere telluriche e primordiali delle origini del tutto.

 

 

                                                                                                              

 

LA  Dott.ssa   Federica Giobbe

( Critico e Storico dell’Arte) 

                                                                   ha scritto:

 

                                         L’ACROBATA DELLA PITTURA:

                                                  Tranca e l’arte.

                                 Disegno tra emozioni sulla tela e nella vita!


 
La ricerca pittorica di Giovanni Giungi, in arte Tranca, procede su un piano estetico un po’ anomalo nel vasto panorama artistico contemporaneo, sia riguardo alla tecnica usata (una rivisitazione della flash art moderna) , sia ai pensieri che ne governano la genesi. Perché non è semplice mantenere vivo ed acceso l’entusiasmo giovanile che nasce dentro di noi e con noi, tramutarlo in una vera e propria passione per l’arte e renderlo attuale attraverso un linguaggio proprio. Questo è un grande regalo creativo che un artista può fare al mondo. Ecco perché Tranca sulla scia filosofica della flash art moderna (dalla quale prende solo l’ausilio dei materiali) ed il suo innato “emozionismo”, trasmuta il colore in materia e la materia in cromia.

 

I suoi sono quadri figurativi, né perfettamente disegnati né perfettamente dipinti, e hanno l’originale caratteristica di mostrare dovunque i segni di quella irrisolta ma proficua indecisione che traspare da un artista in continua ricerca espressiva. Artista a 360°, Tranca sperimenta l’arte in diversi percorsi d’espressione : musica, pittura, scultura e poesia. I suoi lavori sono soste, incroci, momenti di riflessione che fanno bene al cuore ed allo spirito. Sono spiragli su un mondo nuovo, in continuo mutamento. Un mettersi in gioco nel gioco,  con la consapevolezza di esprimere, con grande umiltà ed un grande amore per ciò che si produce, il proprio fare arte; vero mezzo espressivo per arrivare alla verità di se stessi. Attratto forse dal pudore del dubbio che sorreggeva le osservazioni al di fuori del mondo, l'artista si è avvicinato al mio pensiero chiedendomi un parere sincero sulle sue opere. Nella mia pratica di teorica dell’arte, solitamente non applico giudizi soggettivi ma ricerco in quell’elemento pittorico con il quale entro in contatto diretto (come con l’artista),  il senso e l’amore che traspaiono dall’attrazione segnica che prende la sua linfa da radici passate per trasformarla in opere d’arte contemporanee. Ebbene, i lavori segnici di Tranca sono enfasi emozionali. E' come se, dato un soggetto, l’artista volesse esprimerlo più che copiarlo; e quel soggetto, quello spiraglio di paesaggio,  rimane lì davanti agli occhi incuriositi dello spettatore , quasi a forzarvi la mano. I quadri di Tranca dunque sembra parlino un linguaggio a parte, che guardino il mondo esterno con diffidenza, come se l’artista  li avesse “cancellati “ troppo poco. Nei quadri emozionali di Tranca c’è dunque l'avvistamento della pittura: ancora esistente, ma già percorso da quel caos di colori, tonalità, sfumature indecise che sono simili ad una nebbia informe, e che nel gioco senza limiti della distruzione e del riassemblaggio, danno vita al quadro stesso. Queste indicazioni, interpretate visivamente dall’autore, ci forniscono così due chiavi di lettura del lavoro, che naturalmente reca in sé relazioni con paesaggismi romantici ottocenteschi tedeschi ed inglesi , arricchiti da una consapevolezza visiva tipica dell’espressionismo anni’40. La luce è protagonista alla pari del segno, insieme ad un movimento di antiche memorie  tipiche Futuriste , dalla mano delicata di un  Boccioni in erba. Anche velature divisioniste lasciano spazio alla creatività, ricordando il primo Van Gogh della Provenza francese. Tutti elementi che fanno dell’arte di Tranca qualcosa di assestante, dove però  la tecnica può comunque dare una mano, come ammette lo stesso artista.  “La Tecnica che utilizzo in realtà può essere usata su tutte le superfici lisce e lucide (vetro,ceramica,lamiera,laminato); oppure, come faccio io abitualmente, su del cartoncino bianco da 240 grammi o dell'MD nobilitato bianco da 4-5-6 mm con dello Smalto sintetico brillante, dove un rulletto ed una spatola metallica bastano per dare quel tocco magico ed originale ad ogni tela… oltre ad altri oggetti che ho aggiunto e personalizzato io” ; come a voler sotto intendere che la creatività ha molte sfumature come quelle di un colore. Dietro a questa generosità tecnica però vi sono cromie ben studiate ed equilibrate, che insieme creano una visione al limite della monocromia in certi temi (dove traspaiono pochi colori ma scelti con particolare gusto) ; che valorizzano forti contrasti tra luce e controluce, o primi piani scuri e sfondi illuminati a giorno tipici della tecnica flash artistica, ci si trova immersi in campi di luce , sentieri semi deserti, costruzioni disperse nella natura, pochi soggetti ma carichi di significati simbolicamente  espressi, fino ad arrivare all’astrattismo luminoso di certe immagini, quasi un trompe oil grafico. Forse questo è l’ umano tentativo dell’artista di recuperare tutto ciò che è vero e che sta sfuggendo all’uomo contemporaneo, troppo spesso preso dal proprio passato e da un imminente futuro. Tranca quindi, con la sua arte eclettica, va oltre il tempo, e nel presente offre la possibilità, attraverso la sua fantasia, di riscoprire luoghi, azioni e ritmi che riconducano l’individuo a sensazioni e percezioni universali, passando per la propria strada. 

 

La Prof.Dott. e Critico d'Arte  Laura L. Allori 

e il (Critico Musicale) Roberto Papei

 

hanno scritto: 

 

IN ARTE TRANCA
Il professionista dilettante

Limitare l’arte di Giovanni Giungi alla tecnica della Flash Art sarebbe come ridurre la sua musica a quella di un saltimbanco per strada che cerca di racimolare monete con una chitarra scordata.
Con questa tecnica semplice e veloce, Tranca ha saputo riproporre abbellendo di una poetica nuova l’art brut di Dubuffet o l’arte povera dello spagnolo Antonio Jiménez e, personalmente a me ha ricordato anche un certo periodo di Picasso (ad esempio quello delle ceramiche).
Se i due artisti succitati, Jiménez e Dubuffet, fanno uso del colore con parsimonia, le opere di Giungi si riempiono di colori accesi, vivaci, allegri e oserei dire “simpatici” come le parodie dialettali delle creazioni musicali, rustiche solo all’apparenza, semplici proprio come la tecnica della Flash Art ma non per questo prive di capacità artistica.
Picasso, il grande Picasso è salito all’onore degli altari artistici con il cubismo, figlio dell’arte primitiva africana, tuttavia non si potrà mai dire che non sapesse dipingere. E così è Tranca nella musica come nella pittura: guardando o ascoltando le sue opere ci si ferma un secondo chiedendosi se si ha davanti un dilettante o un grande autore che sa come dalle cose semplici si riesca ad esprimere le cose grandi.
Infondo, l’uomo è stato creato dal fango e cosa c’è di più semplice della terra?
Una tecnica veloce per una produzione artistica intensa (sia nel numero che nell’espressività), una pratica artistica modulata che cammina mano nella mano con la composizione musicale e non si può recensire il suo lato visivo separandolo da quello melodico.
L’arte figurativa della scuola romana, una certa pop art, l’arte povera di Boetti o Burri, l’art brut dei malati di Dubuffet, gli assemblaggi a due dimensioni di Picasso e Jiménez si accompagnano con la colonna sonora della produzione musicale di Giungi, che spazia dal cantautorato bolognese con una vena intimista, da’ uno sguardo alla tradizione romana di Locasciulli, senza trascurare un orecchio al moderno pop sofisticato, mantenendo però, in alcuni casi, un’ironia unica che lo rende chiaramente riconoscibile sia in pittura che in musica.
Sostanzialmente, Tranca è un professionista che mantiene volutamente la semplicità e l’umiltà di un dilettante per donare consapevolmente o meno un tocco d’unicità alle sue opere d’arte che non sono mai banali, mai commerciali ma, al contrario, elegantemente semplici, umilmente sofisticate. Solo in questo modo si può essere definiti grandi.

                                                         


                                                  Anna Rita Delucca

                                          (Critico e Storico d’arte moderna)  

                                                               ha scritto:

 

                                                Tranca   e  l’ istinto  informale  

 

Cos’è la    ‘forma’  ?  Ciò che ha contorno e   carattere  visivo o  tattile. L’Astrattismo  organizza le  forme non più secondo la realtà o la natura ma solo attraverso l’immaginazione dell’artista.  L ’Informale  invece,    rifiuta del tutto  l’idea  di forma, differenziandosi  così ulteriormente  dall’ astrattismo, sebbene ne amplifichi    il significato perché tende  a  creare immagini  che non posseggano  forme riconoscibili .Gli artisti  che dagli  anni Cinquanta del Novecento  in poi  seguirono   questa tendenza ,  crearono  opere  diverse negli stili  ma in qualche modo  sempre costituite da   linee e segni liberi , strati  di  colore   dettati  dall’improvvisazione istintuale : l’opera, scevra da  ogni carattere formale ,esaurendosi nell’attimo stesso  della sua realizzazione,  risultava  fine a sé stessa . 
Giovanni  Giungi , in arte Tranca , è figlio d’arte,musicista  e paroliere (molte  canzoni  depositate in SIAE e vari  testi  dialettali) ma ha  una forte  passione per l’arte visiva;  dal  1998  utilizza  una pratica  impattiva  ,  appresa  da alcuni   ‘artisti  di  strada’  , denominata   ‘ Flash Art’  che di  recente  gli  ha  consentito   d’  esporre i suoi lavori  in varie  parti  d’Italia  e  del mondo  ,da SanPietroburgo  a New York : si  tratta di una tecnica  in grado di   esaltare   le  sue qualità poliedriche   ,il  suo senso  critico , la  libertà di  spaziare nell’antico e nel moderno, poiché permette scelte espressive  che non coincidono  né con l’astrattismo  ,nè con il figurativo   ma   si muovono in un  contesto  d’ arte informale   istintiva   conducendo l’artista    all’introduzione di  tematiche  diversificate . Il modus operandi  consiste nello stendere il colore  sulla superficie del supporto senza l’uso del  pennello  ma con un rullo ,mescolare le tonalità , tratteggiare il segno  con una spatola e quindi  asportare  il colore  in eccesso  nei punti in cui si  vuol dar vita ad  un’ immagine . Si tratta dunque  di  animare  l’idea ,illuminare la forma/non forma  attraverso un gioco intersecante segni e cromatismi ,  luci ed ombre modellano   una materia /non materia  indefinita e  caotica.  La Flash Art  ha influenzato   lo sviluppo di nuove forme e sistemi d’espressione artistica per cui   luoghi aperti , come   strade e  piazze , si  trasformano in centri  di  cultura e   aggregazione                              

                                                                                                         Anna Rita Delucca

 

 Articolo  pubblicato  su Pittart.com

 http://arte.pittart.com/critici/a_rita_delucca.htm  

 

 

NICOLA EREMITA (Studioso di Arte) ha scritto:

 

Gentile Artista Giovanni Giungi 

la ringrazio per la sua schiettezza, cosa forse inutile nel campo delle arti figurative, 

soprattutto se utilizzate nei rapporti con le istituzioni.  

Apprezzo la tecnica flash art con la sua immediatezza e genuinità, 

certo, il bluff è molto difficile quando il momento dell'arte diviene attimo speso 

anche davanti ad un pubblico nella composizione dell'opera.

In ogni caso dipenderà dal pubblico e dalla sua predisposizione ad accogliere

le "probabili amenità" del "creatore". 

Apprezzo anche le sue opere che sono fresche emotive e piene di vitalità e forza.

Lei esalta il gesto, quello che se non è immediato se non è lieve, è fondamentalmente morto.

Questa rincorsa dell'attimo lei la immunizza nella fissità del supporto e

questa è una cosa che richiede non solamente abilità ma anche una sensibilità raffinata,

altrimenti il risultato sarà sterile polveroso noioso. 

E' questo il grande rischio di colui che dipinge guidato dall'istinto

rinunciando o accantonando ogni riferimento razionale.

Alcune opere sembrano riportare nel colore un semplice riflesso di luce che

si trasforma in una concreta forma naturale in un arazzo in un fiore alieno. 

Non è una regola canonica ma la velocità è una componente significativa

dell'arte da sempre.

Un tempo magari a causa delle limitazioni dei materiali e dei supporti.

Oggi in funzione della nostra cultura contemporanea che è condizionata

dal ciclo produttivo e dalla deperibilità di oggetti, costumi, ideali. 

Mi piace che lei si definisca un espressionista astratto in aperto contrasto

con quella che molti pensano sia l'unica via della rapidità:

la cosidetta arte "ready-made". 


un caro saluto

Nicola Eremita